Aborto spontaneo e volontario.
Nell’articolo e nel video del dott. De Tomi si evidenziano alcune possibili conseguenze derivanti da un aborto spontaneo o volontario: la sindrome da stress post aborto.
Alcune donne, nel periodo successivo all’aborto possono presentare i sintomi tipici del disturbo post traumatico da stress (ansia, flashback, depressione angoscia, …). Questi sintomi, in parte, possono essere normali in quanto l’aborto è un evento significativo, riguarda l’immagine di sé nella sua interezza: a livello mentale e fisico. Il problema è quando i sintomi sono persistenti e mettono in crisi la persona. Se la persona ha vissuto l’aborto con difficoltà (senso di costrizione, o critiche dei familiari, o dal partner,…)la sintomatologia potrebbe essere quindi maggiore.
Il periodo successivo all’ aborto spontaneo o volontario è un evento certamente significativo che non va preso alla leggera. E’ utile quindi elaborare l’evento con uno psicoterapeuta.
Quando l’aborto spontaneo o volontario può essere un trauma
L’esperienza dell’aborto volontario o spontaneo può essere vissuto come un trauma, con tutte le conseguenze tipiche dei traumi: ansia, senso di colpa, rabbia, pensieri intrusivi. Nel caso specifico dell’ aborto, alcune donne possono vivere negativamente le successive gravidanze, o possono diventare molto ansiose nella gestione-cura dei figli, oppure assumere atteggiamenti di non curanza verso gli stessi.
“I lutti irrisolti possono avere un impatto negativo sulla risposta genitoriale ai bisogni dei figli, far scatenare la rabbia, che è una componente comune nel lutto, o al contrario, può aumentare l’ansia genitoriale nei confronti del benessere dei figli” (R. Coleman et al. 2002, Journal of Psychology and Psychiatry)
L’aborto può essere vissuto come un trauma perché spesso questo evento non viene considerato come in realtà è: un lutto, una perdita di una parte di sé. Infatti, per motivi pratici si è sempre ricorsi ad una “disumanizzazione” del processo, diventando una procedura.
Il problema è che, dopo l’evento, a seconda dei casi, la donna non ha sempre la possibilità di parlarne: è sola. Vuoi per motivi sociali, che vedono ancora l’aborto come un tabù, vuoi per la volontà di lasciarsi tutto alla spalle e riprendere la propria vita … in ogni caso se l’evento non viene elaborato può sorgere la cosiddetta sindrome da stress post-aborto (Benedetta Foà, 2014).
L’aborto non è mai un’esperienza facile: la famiglia può criticare la scelta, oppure la donna può sentirsi costretta dai familiari o dal partner. In ogni caso la donna si trova di fronte ad una scelta che la coinvolge come donna e procreatrice.
Sia chiaro che in questo articolo non si vuol parlare del senso morale dell’aborto, quanto sottolineare gli evidenti sintomi psicologici che molte donne vivono dopo un aborto non elaborato.
La sindrome da stress post-aborto
Quando la donna si rende conto di essere incinta, è fisiologico che si sviluppino le prime ansie. Sono paure relativa al neonato. Fin dai primi giorni la donna si attiva per prendersi cura del proprio figlio. La donna di oggi non è diversa dalle sue antenate: in lei c’è la possibilità di fare spazio fisico e mentale all’altro. la gravidanza attiva tutte queste caratteristiche femminili e le accentua proprio perché la donna diventi l’”ambiente accudente” (Winnicott, 1965) per il suo futuro figlio.
Secondo studiosi come Burke e Reardon, in molti casi la donna che ha abortito sente di aver violato la propria etica morale e i propri istitni naturali. la sua immagine interiore di madre che nutre e protegge subisce un colpo devastante.
Perché l’aborto spontaneo o volontario è un evento significativo?
L’aborto spontaneo o volontario è un evento significativo con possibile sviluppi tipici del trauma: si tratta infatti di un evento che ha ripercussioni sull’immagine di sé (come donna, come datrice di vita, …) e sul proprio corpo (si va a perdere una parte significativa di sé).
Dall’aborto alla sindrome traumatica
Non sempre un aborto porta alla sindrome traumatica. Spesso però ciò accade perché la donna si trova sola nei giorni e nei mesi successivi. Attenzione, non si tratta sempre di una “solitudine oggettiva”, quanto psicologica: l’aborto, specie se volontario, è avvolto da un forte alone di meccanismi difensivi: negazione, rimozione, intellettualizzazione. Questi processi sono utili in parte, ma così si viene anche a negare il poter parlare di ciò che è avvenuto, di potere vivere almeno un pò il dolore della perdita, quindi di elaborare l’evento!
L’aborto e la sindrome da stress post aborto
Tutte le donne che cercano un aiuto per elaborare il lutto soffrono della sindrome post traumatica da stress. Quali sono i sintomi tipici?
- Depressione: commiserazione, umore nero, tristezza, angoscia, senso di vergogna e di colpa
- Stati ansiogeni
- Rabbia contro: partner, genitori, medici
- Idee ossessive e flashback (ovvero immagini improvvise e non volute dell’episodio passato)
- Incubi notturni e disturbi del sonno
- Bassa autostima e tendenza all’isolamento
- Disfunzioni sessuali (allontanamento dal partner o al contrario il lasciarsi andare a più rapporti sessuali spinti dalla bassa autostima)
- Anoressia e/o bulimia (tendenza a rinunciare al cibo per il senso di colpa o la tendenza ad abbuffarsi per colmare un vuoto)
- Difficoltà relazionali
Cosa fare?
Bisogna superare l’omertà. La donna che ha vissuto un aborto, spontaneo o volontario, ha il diritto di non negarlo intimamente a se stessa. Se la donna vive vissuti di ansia, tristezza, è utile recarsi da un valido psicoterapeuta dove poter esprimere tutto ciò che non ha potuto esprimere, elaborare l’evento e il lutto e poter continuare a vivere. Così facendo sarà possibile vivere con maggior serenità eventuali altre gravidanze e migliorare il rapporto con i propri figli.
Personalmente, come psicoterapeuta, per lavorare su queste situazioni utilizzo il colloquio psicoterapeutico, invito le pazienti che lo desiderano ai miei Incontri sull’Autostima e svolgo sedute con l’ipnosi .